isbn | 9788899193232 |
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pagine | 196 |
Faust Primo – Nuova traduzione in versi con testo a fronte Johann Wolfgang Von Goethe
4,49 €
Più di vent’anni sono trascorsi dall’ultima traduzione italiana del Faust di Goethe. Alle numerose traduzioni che si sono avvicendate nel corso di quasi due secoli, si sono cimentati traduttori dall’estro più diverso: poeti, accademici, nobili e perfino grandi industriali. In questo caso, sorprendentemente, uno psicanalista. E, ancora più sorprendentemente, in una versione in rima ma con la scommessa di rispettare la natura originaria del poema goethiano. Quale ragione può averlo spinto a una simile impresa? Egli afferma che la ragione è witzig, spiritosa, come il testo del Faust, che è spiritoso prima di essere faustiano. Ha lo spirito della tragicommedia, non solo tragico, non solo comico. È lo spirito che lo psicanalista rintraccia in molte delle sue sedute, che un po’ fanno piangere, un po’ ridere. Uno spirito tenue, che la poesia e la rima riescono a trasmettere, ma che sfugge alle traduzioni in prosa. Questa ragione è dunque immanente alla pratica stessa delle sedute di analisi, e non semplicemente teoretica, come può esserlo un’opera che fu un riferimento capitale per Freud. Lo testimonia un sintomo: l’apparato di note rigorosamente psicanalitiche che il traduttore aveva approntato, con l’intenzione di dimostrare che “non c’è l’Edipo nel Faust” (un intento che era all’origine del suo lavoro), è crollato di colpo alla più tenue e garbata delle obiezioni. E a cuor leggero: “Le mie note non sono psicanalitiche, ma ideologiche. Da dimenticare. Conserviamo solo le note filologiche.” Un sintomo, dicevamo, ma di cosa? Non del fatto che il Faust, “inanalizzabile”, è refrattario all’interpretazione psicanalitica; non del fatto che è vano cercarvi la presenza dei capisaldi teorici di Freud; ma del fatto che quando la lingua si fa poesia, poema collettivo, universale, che parla al cuore di ciascuno, la psicanalisi non ha più ragione d’essere. È il fine di questa traduzione, che ha cercato di volgere la rima e perfino la metrica nella nostra lingua, preservando lo spirito (Witz) del Faust in quell’albeggiare del senso, mai rinchiuso nell’univocità di un significato, in cui risiede ciò che sfugge a tutte le determinazioni della conoscenza. Ecco perché, nella sua essenzialità, lascia al lettore la possibilità di metterci del suo, del “suo” Faust.
Esistono a tutt’oggi solo due edizioni digitali (in formato pdf) del Faust, entrambe in prosa e senza testo tedesco a fronte: la prima (anche storicamente: è la prima traduzione italiana del Faust, Goethe vivente), nella traduzione di Giovita Scalvini – Fausto. Tragedia di Volfango Goethe, parte I – risale al 1835, ed è pertanto foggiata in un italiano remoto, “risorgimentale” oggi sentito quasi come una lingua (culturalmente) straniera; la seconda è un’edizione amatoriale, senza indicazione del nome del traduttore e dell’editore. Entrambe sono prive di un apparato, per quanto essenziale, di note e di un indice del testo, come pure di un indice digitale incorporato e dei segnalibri. Questa nuova traduzione in versi con testo a fronte si propone di colmare questa “lacuna” editoriale.
In copertina: James Jacques Joseph Tissot, Faust e Margherita nel giardino (1861)
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